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Attraverso quattro interventi artistici la rassegna INBTWN - In Between sviluppa una riflessione sul rapporto tra corpi e tecnologie. INBTWN è uno spazio in trasformazione e cambia forma ad ogni intervento.
Da giugno ad ottobre 2020, il sito ospita opere native nel web o formati ripensati per esserlo, insieme a progetti che partono dal sito e invitano ad agire lo spazio, da quello dei corpi fisici alla sfera pubblica. In altri casi l’ambiente online di INBTWN diventa archivio da navigare con fonti che raccontano lo studio che precede la realizzazione dell’opera o laboratorio aperto su processi in corso, estrudendo aspetti talvolta meno rappresentati in altri formati e ambienti di fruizione. In questa modalità di espandere discorsi e punti di vista sui lavori rientra anche la collaborazione con Digicult, media partner del progetto che ospiterà contenuti di approfondimento sulle tappe della rassegna.
INBTWN è parte di XL, il nuovo formato di Centrale Fies e nasce da un dialogo alimentato durante il lockdown, sul senso di disorientamento prodotto da una quotidianità segnata come mai prima dall’iperconnettività. Abbiamo confrontato modi di sentire e leggere l’indecifrabile, mettendo in campo prospettive dai rispettivi ambiti di riferimento, quelle delle arti performative e quelle della media art.
Con INBTWN non si vuole certo affermare che l’online può sostituire l’esperienza dei corpi fisici negli spazi fisici. Dopo la segregazione forzata stiamo immaginando modi altri di abitare insieme gli spazi e agire i corpi. Allo stesso tempo, le esperienze di questi mesi ci hanno fatto sperimentare in modo più evidente quella ‘condizione di mezzo’ tra online e offline che dà il titolo alla rassegna e che è un tema molto presente nei media studies e nella media art, cioè nei discorsi e nelle pratiche artistiche che hanno come oggetto i media e il loro impatto sulla società.
Continuare ad usare le categorie ‘online’ e ‘offline’ come poli antitetici limita le possibilità di leggere ed interagire con il presente. E’ già da diversi anni che si parla di “scomparsa" o “morte” di internet, non per intenderne la fine quanto piuttosto l’espansione nell’offline. Penetrando dagli schermi alla realtà fisica, internet ha trasformato l’offline, quello che chiamiamo realtà, materia e materialità, riconfigurando i concetto di luogo e spazio, il modo di stare nel mondo, di averne coscienza, di produrre senso.
Certo, possiamo rifiutare le tecnologie per respingerne alcune conseguenze, con il rischio però di restare esclusi dalla possibilità di agire, esprimerci e rappresentarci nel mondo. O, al contrario, ritrovarci immersi nell’iperconnessione e non sapere come difenderci.
Un elemento cruciale ha a che fare con altri tipi di contaminazioni: quelle tra i diversi linguaggi dell’arte. Le infinite variazioni e gli slittamenti del ‘senso della presenza’ e delle relazioni tra corpi e spazi - e tra corpi nello spazio - sono alcuni dei nodi di ricerca delle arti performative. Per questo è necessario nutrire il dibattito su questi temi oltre i perimetri dei media studies e della media art. Assumendoci anche il rischio di fallire o perdere qualcosa nella traduzione di prospettive distanti e strumenti diversi ma tentando comunque di decifrare ciò che sta accadendo e che, in realtà, è già accaduto da tempo.
I primi esperimenti su telepresenza e espansione dell’autopercezione oltre i confini del corpo fisico nascono tra gli anni Settanta e Ottanta in un crogiolo di linguaggi: arti performative, teatro, video arte, scienze e ingegneria elettronica. Da allora molti percorsi si sono sviluppati, utili in prospettiva per orientarci nel contemporaneo dei corpi disseminati. Corpo disseminato è una definizione di Antonio Caronia, teorico, saggista, grande conoscitore di letteratura di fantascienza, dalla quale ha probabilmente tratto la capacità di leggere con molto anticipo alcune trasformazioni dell’impatto delle tecnologie sulla società. Negli anni Novanta, Caronia parla di corpo disseminato in relazione al diffondersi nel linguaggio comune del termine virtuale come sinonimo di “irreale”, “non finito”, “non autentico”, a segnare una differenza che è sempre una mancanza tra i molti ‘altrove’ del virtuale e la realtà, quella reale dei corpi fisici, tangibili e quindi reali. Lo studioso intravede invece nel virtuale la possibilità di un ‘riscossa della potenza sull’atto’, di una trasformazione delle tecnologie in ‘tecnologie del possibile’, in grado di rendere possibili eventi prima impossibili. I corpi sono i campi nei quali primariamente agiscono le trasformazioni della de-realizzazione e del reale.
A distanza di qualche decennio è evidente come questa occasione sia stata colta in una direzione antitetica rispetto a quella di empowerment collettivo auspicato da Caronia. La de-realizzazione alimenta un sistema che è insieme intrattenimento, infrastruttura di dominio, irreggimentazione economica, sociale, affettiva e relazionale.
Forse, possiamo ripartire da qui per riprenderci questa possibilità, per “provare a maneggiare questo ampio margine di possibilità, ‘de-realizzare’ e togliere alla ‘realtà’ tradizionale, in primo luogo quella materiale, l’aura di unicità e immodificabilità con la quale gli esseri viventi si sono da sempre confrontati.” Anche per questo INBTWN sta ‘nel mezzo’, oltre le dicotomie tra l’online e l'offline, tra il dentro e il fuori, tra la realtà e la virtualità, tra la materialità e l’immaterialità, tra la presenza e la scomparsa dei corpi. Che non scompaiono perché sono sempre campo simbolico di interazione tra soggetti mondo. Sempre ‘in mezzo’ a tutti gli altrove possibili.
Claudia D’Alonzo
INBTWN è uno dei capitoli di XL che era e sarà il nuovo formato di Centrale Fies, pensato originariamente per i 40 anni di Drodesera e i 20 anni di Fies, trova oggi una nuova corrispondenza nell’indagine su un “fuori formato” che rompe la one shot estiva, tessendo insieme tutti gli eventi annuali di Centrale Fies.
XL | www.centralefies.it/xl
Centrale Fies | www.centralefies.it
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Through four distinct artistic interventions the INBTWN - In Between programme develops a reflection on the relationship between bodies and technologies. INBTWN is a space in transformation changing its form for each event.
From June to October 2020, the website hosts web-native artworks or formats re-arranged for the internet, together with projects departing from the online and inviting to perform the space, from the one of physical bodies to the public sphere. In other cases, INBTWN online environment becomes an explorable archive, collecting sources that narrate the studies taking place before the making of the artwork; other times, it becomes an open laboratory focussing on ongoing working processes, making accessible the aspects sometimes less represented within other formats and fruition environments. As part of this strategy of expanding on diverse discourses and points of view on the artworks, INBWTN collaborates with Digicult, the project’s media partner that hosts further in-depth digital contents dedicated to the various stages of the program.
INBTWN is part of XL, the new format by Centrale Fies, and was born out of an intense dialogue that took place during lockdown, focussing on the sense of confusion brought by an everyday life marked by hyperconnectivity to unprecedented extremes. We have shared ways of sensing and reading the indecipherable, putting in place distinct perspectives from our respective fields: performing arts and media art.
With INBTWN we certainly do not want to state that the online can replace the experience of physical bodies in physical spaces. Following a time of forced isolation we are imagining other ways to live spaces together and perform bodies. At the same time, the events we have lived during the last months have made us experience more vividly a status between online and offline, the very condition that gives the title to the program and is a prominent subject in media studies and media art, i.e. those discourses and artistic practices that have as an object of study the media and their impact on our societies.
Persevering in the use of ‘online’ and ‘offline’ as antithetical categories reduces our possibilities of interpreting and interacting with the present. For several years now, we have heard of the “disappearance” or even the “death” of the internet, not to imply its actual ending but rather its expansion into the realm of the offline. By penetrating from the screens to our physical reality, the internet has transformed the offline –what we call reality, matter or materiality– reconfiguring the concepts of place and space, our ways of being in the world, of being aware and making sense of it.
Of course, we could reject technologies in the attempt to prevent certain consequences. However, in doing so we would risk missing out on the possibility to take action, to express and represent ourselves in the world. Or, on the other hand, we could find ourselves immersed in hyperconnectivity without knowing how to fight back.
Another critical element is dealing with other kinds of contaminations: those between the diverse languages of the arts. The infinite variations and slippages of the “sense of being present” and of the relationships between bodies and spaces - as well as between bodies in spaces - are just some of the crucial research nodes of performing arts. In view of this, it is essential to feed the debate on such subjects, taking it beyond the perimeters of media studies and media art. We shall take the risk of failing or losing something in the translation between differing perspectives and tools, but nevertheless trying to decipher what is happening and has, in fact, happened for a long time now.
The initial experiments on telepresence and on the expansion of self-perception beyond the physical body were born between the 1970s and ‘80s, resulting from a melting pot of performative arts, theatre, video art, science and electronic engineering. Since then, several research lines have been developed, and they are useful to navigate a contemporary present of scattered bodies. The definition of corpo disseminato (scattered body) was initially proposed by Antonio Caronia, theorist, essayist and sci-fi literature expert, a field from which he probably drew the ability to read well in advance some of the transformations caused by the impact of technologies on society. In the ‘90s, Caronia spoke of corpo disseminato in relation to the widespread in everyday language of the term “virtual” as a synonym of “unreal”, “unfinished”, “inauthentic”, hence marking a difference that is always a lack between the many ‘elsewhere’ of the virtual and reality, the one of physical bodies: tangible and therefore real ones. On the contrary, he had glimpsed in the virtual the possibility of “revenge of the possible on the act”, of a transformation of technologies into “technologies of the possible”, rendering practicable events otherwise impossible. Bodies are the fields in which the transformations of de-realisation and the real are primarily performed.
A few decades later it is clear how such opportunity has not been taken towards a dimension of collective empowerment, as the author had hoped for, but in an antithetical direction. De-realisation feeds a system that is simultaneously entertainment and infrastructure of control, as well as economic, social, affective and relational regimentation.
Perhaps we could start from here to reclaim such opportunity, to try and “handle such a wide margin of possibility, ‘de-creating’ and removing from traditional ‘reality’, –starting with the material one– the aura of uniqueness and unchangeability that living beings have always faced”. This is also what INBTWN stands for, beyond the dichotomies between online and offline, between inside and outside, between reality and virtuality, between materiality and immateriality, between the presence and disappearance of bodies. We aim for them not to disappear for they always are a symbolic field of interaction among world subjects. Always ‘in between’ of all possible elsewhere.
Claudia D’Alonzo
Translation Giacomo Raffaelli
INBTWN is one of the chapters of XL, what was and will be the new format by Centrale Fies. Originally conceived for the 40th anniversary of Drodesera and the 20th of Fies, XL finds today a new correspondence in the investigation of a “new format” that breaks with the usual summer one-shot happening, weaving together all seasonal events of Centrale Fies.
XL | www.centralefies.it/xl
Centrale Fies | www.centralefies.it